L'opera di forgiatura della coscienza collettiva perseguita dal potere in atto - declinato in tutte le sue derivazioni ed individuato sulla base delle sue infinite sfaccettature - si prefigge l'obiettivo di legittimare, attraverso un processo di razionalizzazione del principio di autorità, il proprio ruolo; da ciò discende tutto quell'insieme di condizioni capaci di garantire la messa in atto di sistemi di «governance», in grado di assicurare lo svolgimento delle funzioni di conduzione di una nazione. Evidentemente, tutto ciò avviene in condizioni di grave deficit democratico: alla collettività non viene data la possibilità materiale di determinare l'orientamento delle scelte politiche del Paese né, tantomeno, di sviluppare quell'insieme di conoscenze in grado di dare luogo ad una solida coscienza critica.
Tuttavia, questa negazione di un diritto basilare non
viene percepita in tutta la sua gravità, perché le moltitudini vengono sviate
dalle sofisticate forme di distrazione operate dal potere ideologico,
esercitato con la complice partecipazione dell' «intellighenzia» e
dei mezzi di informazione.
Tutto sommato, il grande «atout» del capitalismo è stato
quello di aver plasmato mente e volontà della gente alla mera concezione
feticistica della «forma valore» (merce, denaro, capitale), piegandone
l'intelletto, i desideri, le aspirazioni alle religione pagana (ma non troppo:
Weber docet) dell'appropriazione, dell'affermazione e della competizione
sociale.
A questo punto, che potremmo fare noi, povere anime
corrotte?
Abiurare, uccidere il padre, rinnegare l'essenza stessa
della nostra cultura?
Come Maslow insegna, soddisfatti i bisogni fondamentali
(bere, mangiare, dormire, etc.), si passa inevitabilmente al tentativo di
appagare desideri, caratterizzati da minore forza ed urgenza, situati ad un
livello superiore: sicurezza fisica, appartenenza ad un tessuto sociale, stima
e autostima, autorealizzazione. Su quest'ultimo punto si innesta la cultura
capitalista del consumo voluttuario: slegata da bisogni effettivi, e delineata
con mirabile lucidità da Thornstein Veblen, la spesa per assicurarsi beni
costosi ed ostentativi perviene a rappresentare un segno di distinzione e di
prestigio sociale, e va a corroborare quel costruito di qualità personali in
grado di connotare l'individuo «di successo»: quindi, il consumo identificato
come messaggero di prestigio sociale. Laddove Veblen aveva designato alla classe
«agiata» queste logiche di consumo, l'etica capitalistica le espande alla quasi
totalità delle classi sociali, ampliando smisuratamente i confini di un mercato
destinato a diventare onnivoro, per soddisfare le ipertrofiche necessità
produttive del sistema industriale, votato alla produzione materiale infinita.
Ormai avvelenate da logiche produttivistiche e
consumistiche, le classi sociali della moderna democrazia planetaria a
capitalismo avanzato non sono in grado di saltare fuori dalla schiacciante aporia
di un sistema che, per evolversi, deve spingersi sempre più verso la propria
estinzione. Siamo ormai lontani dalla possibilità che le masse prendano
coscienza della necessità indifferibile di fluire entro meccanismi di
produzione e di riproduzione sociale che non sacrifichino a loro stessi le
condizioni biologiche di sopravvivenza della specie umana su questo pianeta.
Il capitalismo attuale pervade ogni
ganglio della vita umana, interessando non solo la sfera politica ed economica
della vita sociale ma anche il rapporto dell'uomo con la natura, i rapporti
interpersonali, la psicologia individuale, le relazioni sociali e famigliari,
la percezione della realtà.
Cambiare le prospettive future dell'uomo significa uscire
dal dominio del feticismo delle merci, delle cose e del denaro, fonte di alienazione e di
ripiegamento individualistico delle proprie prospettive esistenziali. Non
possono bastare strumenti di politica economica e monetaria a riequilibrare i
rapporti di convivenza tra le persone; non sarà la speranza di un ritorno a un
capitalismo regolato a far cambiare rotta ad una società perduta dentro il mito
dell'accumulazione quantitativa.
In sostanza, servono uomini nuovi per far sì che, con i
tempi storici che si riveleranno necessari, la coscienza collettiva possa
ergersi a baluardo contro lo spettro, quanto mai vivo e attivo, della
subalternità economicistica delle masse, del loro assoggettamento alle
vocazioni predatorie del sistema di produzione e accumulazione reclamato dal capitale.
Nessun commento:
Posta un commento